Il borgo di Pietramelara, un gioiello altomedievale
Il borgo di Pietramelara sorge all’ombra del Monte Maggiore, e il suo complesso antico sorge su un’altura. Un tempo questo era costituito da una cinta muraria composta da ben dodici torri, che malauguratamente non furono in grado di salvarlo dall’assedio degli aragonesi, nel 1496. Questo violento attacco sferrato alla città fu un vero e proprio massacro, che addirittura permise agli assalitori di ridurre in schiavitù parte della popolazione.
Dei poveri malcapitati si salvarono solo sette famiglie, le quali furono successivamente lasciate libere di vivere nel borgo e di ricostruirlo. L’orrore del saccheggio è stato anche immortalato in un bassorilievo datato 1996, in onore dei 500 anni dalla ricostruzione, in cui viene fatta memoria degli eventi più tragici del paese.
Non solo, anche la Seconda Guerra Mondiale causò molte vittime e molte sofferenze. Nonostante ciò, il borgo di Pietramelara, come una fenice, è sempre risorto dalle proprie ceneri.
La nascita del borgo si deve ai principi longobardi Landolfo e Adenolfo. Gli insediamenti nel luogo, però, sono ben più antichi: la prima presenza umana è stata registrata nelle grotte di Seiano, tra Pietramelara e Rocchetta.
In un secondo momento, Pietramelara entrò a far parte prima dei possedimenti dell’abbazia di Montecassino, e dopo cadde nelle mani dei feudatari della vicina Roccaromana. Alla morte di Filippo di Roccaromana, il feudo passò alla corte di Napoli.
Pietramelara passò poi a Eduardo Colonna e a Federico Monforte, che resero questo borgo elegante e ancora più maestoso. Un’ulteriore miglioramento venne operato da Faustina Colonna, la quale (negli anni della Ricostruzione) fece costruire il ricco Palazzo Ducale, che però fu rimaneggiato successivamente. Si ricordano anche un altro monumento di interesse, la chiesa dell’Annunziata, oggi diventata monumento nazionale.
Pietramelara, una bellezza che ha sfidato la sorte avversa.
In barba alle difficoltà e alle terribili ignominie che questo borgo ha dovuto affrontare, la sua forza e il suo fascino riecheggiano ancora in tutta la valle. Dalla terrazza posta sulla sommità si può ammirare ancora la struttura circolare, oltre che i caratteristici resti delle torri medievali. Si gode poi della vista mozzafiato del paese di Roccaromana, del castello di Riardo, della città di Teano e del vulcano di Roccamonfina. La terrazza è stata realizzata con pietra viva, mentre la sommità è in tufo. Vi sono poi collocate delle feritoie che consentivano, in tempi remoti, di avvistare agilmente i nemici. Nel 1800 la torre funse da torre colombaia, con due piani in più rispetto a quella attuale. Nei pressi della torre si trova una piazzetta, chiamata la corte, dove si ha una veduta particolare del Palazzo di Corte, con la loggia del belvedere.
La grande porta di accesso al borgo è chiamata Porta della Madonna della Libera, oltre la quale si stagliano tanti piccoli vicoletti e strette stradine. Talvolta si incontrano archi così bassi che sembra di trovarsi in un luogo magico, con creature del sottobosco che sembrano accompagnarci. Delle dodici torri non vi è più traccia, ma ciò non toglie che, con un po’ di fantasia, si riesca a immaginare come doveva essere il complesso nel suo momento di splendore.